sabato 9 novembre 2013

O Europa o morte! A caldo, da Openfield.

Una festa di compleanno triste.

E' questa l'immagine che mi porto a casa da Openfield di oggi, e, in particolare, dalla tavola rotonda nella quale Pierluigi Castagnetti e il senatore Gabriele Albertini, entrambi con una lunga esperienza da parlamentari europei erano chiamati a tracciare un profilo dell'Europa di domani. E soprattutto come arrivarci.

Per festa di compleanno triste intendo quei mesti genetliaci di alcune persone, che invece di gioire per il futuro che hanno di fronte, si lamentano delle sfighe del presente e degli errori del passato. Le candeline sono la condanna di un tempo corso troppo in fretta che ricorda, senza pietà, tutte le cose non fatte, o peggio ancora, fatte male.

Non hanno detto nulla di sbagliato. Sognavo però di sognare, non solo di fare i
conti con le disgrazie del presente.

Ringrazio Castagnetti e Albertini per le precise indicazioni fornite. Li ringrazio per avere messo il dito nella piaga di un'Europa bloccata sul nascere, quando si doveva cominciare a giocare sul serio, a Nizza, nel 2000, dalla paura e dalla codardia dei capi di governo. Di un'Europa incapace di incidere, che ha sì una moneta unica da gestire ma che non ha un vero e proprio governo che detti una linea economica. Di un'Europa giocoforza germanocentrica dopo l'allargamento, in cui Frau Merkel aumenta di mese in mese la sua influenza come il bulletto in piena pubertà che diventa sempre più il terrore dei bimbi gracilini nei giardinetti pubblici.

Albertini e Castagnetti - ma soprattutto Castagnetti - hanno prefigurato stasera il disastro dell'Unione continentale in occasione delle prossime elezioni europee. Il rischio concreto è che gli anti-europeisti posino in gran numero le loro terga sugli scranni di Bruxelles. E che il sogno di Adenauer, Schuman e De Gasperi naufraghi definitivamente tra gli scogli delle scuregge e dei vaffanculo di Beppe Grillo e della faccia da mr. Bean di Nigel Farage, condannandoci, di fatto, alla marginalità in un mondo sempre più globalizzato, a farci fare il sederino a tarallo dalle economie emergenti dei BRICKS.

Quando ero bimbetto l'europeismo lo si costruiva anche con le canzoncine della Cristina d'Avena. Intrattenimento costruttivo. E adesso? Cliccate per sentire la voce della D'Avena quand'era ancora mezzosoprano e non contralto andante.

Il magone mi è sorto spontaneo come una domanda di Lubrano. Mi è passata, nel mare di mestizia, pure la voglia di farmi fare da Albertini un'imitazione personalizzata di Paolo VI come fa di solito a quei simpatici senzadio di Cruciani e Parenzo.

Se non mi sono dato fuoco in uno dei corridoi della Facoltà Teologica è soprattutto grazie alle parole di speranza udite da mons. Aldo Giordano, osservatore della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa uscente e nuovo nunzio apostolico in Venezuela, al posto di Parolin, come vescovo, entrante. Nel suo nuovo libro: "Un'altra Europa è possibile", sintetizzato per l'auditorio, ha delineato come la Chiesa può incontrare e risvegliare l'Europa proprio nel suo bisogno di Dio, sintetizzato nel "Dio è morto" di nietzschana memoria. Un'Europa che, dopo essere stata scombussolata dalla crisi come una vecchietta sulle montagne russe di Gardaland, ha perso la sua spocchia e la sua sboronaggine ed è di nuovo capace di ascoltare e di mettersi in ricerca, illuminata da un Dio che muore non solo figuratamente ma davvero. E risorge per noi, con noi.

Al suo confronto, Albertini, e in particolare Castagnetti, mi sono sembrati delle prefiche siciliane che si strappano i capelli (chiedo scusa all'ex sindaco di Milano per l'esempio infelice) dietro un carro funebre, trainato da splendidi cavalli, con dentro la cassa da morto contenente l'Europa.

Mons. Aldo Giordano. Personalmente, la mia scoperta di oggi.

Ripeto: li ringrazio per le loro parole. Loro hanno fatto la pars denstruens, io qui, delirando col mio stile da blogger giovine e aggressivo, propongo la pars construens. Che leggerò solo io, ma, che me ne cale?

Il buon Castagnetti ha individuato i due momenti di massimo splendore per l'europeismo nella fine della seconda guerra mondiale, con lo spirito di Ventotene, che portò al trattato di Roma, e nel crollo del muro di Berlino, con l'asse Kohl e Mitterand, che portò all'Euro. Due momenti critici, tremendi, in cui l'Europa ha fatto i conti davvero sul perché deve stare insieme, coi piedi nudi posati ancora sui cocci taglienti della follia nazista e comunista. Abbiamo davvero bisogno di superare una tragedia, un lutto, una disgrazia per unirci, volerci bene e capire che è fondamentale stare insieme? Cosa ci serve? Una pandemia? Un'apocalisse zombie? Un'invasione aliena?

No, ma, seriamente, ve lo immaginate un Indipendence Day con Barroso che fa
il celebre discorso del presidente Whitmore? L'unico in Europa con il carisma
necessario per farlo è vestito di bianco ed è, formalmente, di nazionalità argentina.

La proposta la faccio io: rendiamo il superamento di questa tremenda crisi il rito di iniziazione, il mito fondativo della nuova Europa federale, degli Stati Uniti d'Europa. Facciamolo da cristiani, facciamolo insieme. Proponiamo una visione, un sogno, nel silenzio del cuore e nel frastuono delle parole vuote che stiamo attraversando. Noi cristiani ce l'abbiamo: è la stessa speranza che ci anima da duemila anni. "Se Cristo ha vinto la morte - ricordava, in un tripudio di gioia e di carisma pastorale, un meraviglioso mons. Giordano - ci aiuterà pure nella crisi economica, nella gestione dell'immigrazione e negli altri problemi che abbiamo come Europa".

Io sono ottimista, testardamente ottimista, dannatamente ottimista: anche se la tergona non coitabile e qualche mesto politicante riuscirà a farci disinnamorare dell'Europa, anche se da giugno gli euroscettici non solo dovessero ottenere un bel risultato, ma addirittura divenir preponderanti, e dovremmo assistere ai movimenti intestinali di quello che faceva la pubblicità dello yogurt Yomo anche a Strasburgo, l'Europa non finirà. Non torneremo a stampare le lire, ad esibire il passaporto a Ventimiglia o a sparacchiarci in una trincea sulla linea Maginot per il controllo delle miniere dell'Alsazia e della Lorena.

L'Europa deve rilegittimarsi, ridarsi senso, anche quando le radici dei ricordi iniziano
ad asciugarsi dal sangue versato nelle due guerre mondiali. Non basta però
ricordare gli orrori prima dell'Europa unita e i 70 anni di pace che l'Unione ci ha regalato.
Bisogna, a mio avviso, trovare nuovi miti fondativi.
Perché l'Europa è un processo avviato, non si può fermare. Dovessimo attendere venti, trenta, quarant'anni, gli Stati Uniti d'Europa saranno realtà. Perché la storia va lì, in quella direzione, e non si può cambiare. Da Cesare a Carlo Magno, da Napoleone a Hitler, da Adenauer al professor Monti, l'idea di Europa (e le sue orrende deviazioni) non ci abbandona. E nel mondo dove le distanze sono ormai zero, per contare o siamo uniti o non ci siamo. O Europa o morte.

Forse abbiamo solo bisogno della visione politica di qualcuno capace di vedere due centimetri al di là del suo naso. Aspettiamo, ne varrà la pena.

Prima o poi, qualche politicante illuminato dalla scaltrezza e dallo Spirito con la S maiuscola si rialzerà dalla polvere e dalle macerie lasciate dai governi egoisti e dagli euroscettici di pancia. Un raggio di luce lo illuminerà ancor di più, e le speranze di tutti si riaccenderanno di colpo, fortissime, come destatesi da un sonno durato secoli, come l'alba che squarcia il buio orizzonte. Quel qualcuno non farà cose straordinarie. Sarà semplicemente, come Carlo V, come Shumann, come Kohl, come Prodi, come Mitterrand, l'ennesima pedina della storia, che, sotto dettatura, farà il suo compitino. Spalancandoci le porte del futuro.


P.S.

Se avete davvero compiuto l'impresa di arrivare alla fine di questo post, lasciatemi un commentino, grazie.

1 commento:

  1. Sono arrivata fino alla fine, ergo lascio, cu placere, un comment(in)o. Che dire, conosco già la tua verve, andola apprezzata negli scritti per i cartacei. Conosco la tua fluidità verbale presentata su Bluradio, conosco anche la fossetta che ti compare quando sorridi, e immagino che tu abbia avuto entrambe le fossette mentre scrivevi questo pezzo, perchè son certa tu sappia benissimo quanto questo tuo scritto sia dannatamente bello e pungente come è nello stile di Andrewthelord, per cui posso idre continua così, che se il buongiorno si vede dal mattino, qui con questo scritto il sole è già alto e spacca, spacca forte!

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