mercoledì 15 luglio 2015

Oskar Groening

Lui è Oskar Groening. Ha 94 anni. Oggi è stato condannato a quattro anni di carcere per aver lavorato ad Auschwitz come contabile.
Oskar, giovane ragioniere e convinto nazista, arrivò ad Auschwitz nel 1942. Devastato dall'orrore a cui assistiva, chiese per ben tre volte di essere mandato al fronte, in prima linea, per scappare a quella fabbrica di morte. Fu accontentato la terza volta, nel 1944.
Non si nascose, Oskar. Dopo la guerra e dopo la prigionia in Inghilterra, lavorò una vita in una fabbrica di vetro, dato che il suo passato da SS gli impediva di tornare al suo impiego in banca. Negli ultimi anni per contrastare le balle negazionisti ha rilasciato decine di interviste. Ha scritto le sue memorie. Ha urlato al mondo che i forni crematori, le stragi, i bambini strappati alle madri e buttati con violenza sui carretti fino a spappolargli il cranio... è tutta roba vera. E' successo tutto. Lui ha visto tutto. Che se lo mettano bene nelle loro teste rasate certi ragazzacci in giro per il mondo.
Oskar avrebbe potuto tacere, ma ha deciso di parlare. Ed è per questo che è stato condannato. Risparmiamogli almeno l'onta dei social network. Oskar non è quel bastardo schifoso di Eric Priebke.
Magari al posto del vecchio Oskar noi saremmo stati zitti. E magari al posto del giovane Oskar saremmo rimasti tranquilli alla nostra scrivania in una fabbrica di morte piuttosto che rischiare la pelle in trincea. No, non siamo meglio di Oskar quando un barcone che affonda ci fa quasi piacere, o invochiamo stermini sproloquiando sulle nostre pagine Facebook.
Teniamo gli occhi bene aperti. Altrimenti i prossimi Oskar saranno i nostri figli.

Il toto-Vescovo

Il toto-Vescovo proprio non mi affascina. E sì che per il toto-Papa e il toto-Presidente mi ero scaldato moltissimo. Ma adesso, più che il toto-Vescovo, mi prende il toto-Chiesa. Che Chiesa di Padova saremo?
Una Chiesa in uscita o una Chiesa arroccata dentro il suo fortino?
Una Chiesa capace di evangelizzare la realtà che la circonda o una Chiesa indebolita dall'esterno?
Una Chiesa dove i giovani siano protagonisti o semplici comparse in costante diminuizione?
Una Chiesa capace di ribadire i suoi valori in modalità nuove o una Chiesa che per paura del secolo sceglie il compromesso?
Una Chiesa che prega o una Chiesa che fa finta di pregare?
Una Chiesa che sceglie la carità come via principale o una Chiesa che confonde la carità per beneficienza?
Una Chiesa che difende la dignità di ogni uomo e donna come figlio e creatura irripetibile di Dio o una Chiesa che se ne dimentica?
Una Chiesa che riconosce la sua unica ragion d'essere nel fatto storico della resurrezione di Gesù Cristo o che la rimuove addirittura?
Già. Perché la Chiesa siamo noi. Dal Vescovo al laico che si presenta solo a Natale e a Pasqua e si siede rigorosamente in ultima fila. Tutti sulla stessa barca. Tutti al timone. Ognuno gioca la sua parte ed ogni parte è fondamentale.
Aspetto le quote dei bookmakers e poi farò la mia scommessa.
2 euro me li gioco.

domenica 5 luglio 2015

Se il sale perde il suo sapore...

L'ISIS avanza nell'Africa del Nord distruggendo il legame tra Dio e l'uomo.
Milioni di disperati, privati della loro terra dall'avanzata del deserto e dal land grabbing delle multinazionali, fuggono in cerca di speranza. 
Le nuove generazioni nei paesi "ricchi" crescono disilluse, individualiste, prive di fiducia in sé stessi e nel "bene che c'è tra noi".
Intanto, l'economia dei numeri distrugge "la dignità delle persone".
Il pianeta, la "nostra casa comune", va a fuoco.
Le narrazioni razziste dopo 70 anni tornano a risuonare in Europa sulla bocca di uomini di potere. Famiglia e società sono scardinate dalle fondamenta.
Ah. Quanto sarebbe bello che i "giovani cattolici" facessero sentire la loro voce su tutto questo, che ne so, magari annunciando la vittoria della Vita su ogni morte, annunciando quel Cristo che - forse - hanno conosciuto.
Ma il sale della terra ha perso il suo sapore e si è mescolato alla pasta informe. O forse bisogna solo risvegliarne le qualità.