domenica 3 novembre 2013

"Ci pensa Rocco". No, guardi, grazie, facciamo da soli.

Nella tragedia della Tv ormai priva di idee, assistiamo nell'ultimo periodo alla proliferazione di due generi soltanto: i talk show politici e la Tv verità.

Per i primi la ricetta è facilissima: prendi dei giornalisti che hai assunto a tempo indeterminato. Ti costano uguale sia che lavorino tre ore per realizzare un servizio di cinque minuti intervistando il premio Nobel Ciccio Pistacchio o documentando la crisi della fabbrica di formaggio della sora Gina, sia che rimangano fermi a fare domande prestampante, limitandosi ogni tanto a scuotere la testa mentre, seduti su comode poltrone e ripresi da qualche telecamera fissa, il sottosegretario X, il vice-portaborse dell'onorevole Y del partito Z, il notista politico della rivista A, la starlette B e il polemista dalla parolaccia pronta C dubitano a vicenda della moralità delle mamme altrui parlando di contraffazioni alimentari, tasse sulla prima casa che cambiano nome più volte di Snoop Dog e della farfallina di Belen.


In America c'avranno pure tanto trash. Ma hanno anche 'sto omino qui, Stephen Colbert.
Dio lo benedica.

Il risultato sono parole, parole, parole. Parole capaci di coprire pure i - pochissimi - fatti che ci sono rimasti. Le agenzie rilanciano le dichiarazioni, le dichiarazioni diventano fatti, i fatti spariscono. Tutto è relativo, nulla di certo esiste. E il caro Benedetto XVI, nel suo convento di clausura in Vaticano, che ci aveva avvertito della dittatura del relativismo, ci guarda da distante, sospirando e scuotendo il volto, verso una nazione dove pure le cifre, i dati e i fatti diventano relativi.

Le Tv puntano sulla quantità, perché, in tempi di crisi...




L'altro genere è quello della Tv verità.
E anche per questi, la ricetta è - apparentemente - facile. Prendi una troupe e segui qualcuno.

I migliori sono quelli di Discovery, History e tanti altri "channel". Telecamere fisse su gente che lavora. Allora abbiamo il documentario sui boscaioli dell'Oregon, sui pescatori di granchi dell'Alaska, sui camionisti dell'Alaska, sui cercatori d'oro dell'Alaska, perché ormai l'Alaska è una succursale di Los Angeles quanto a produzione di intrattenimento. E poi abbiamo i simpaticissimi adattatori italiani per i quali ogni titolo deve contenere necessariamente la parola Affari.

Affari di famiglia, Fratelli in Affari, Affari Sporchi, Affari di frontiera, Affari a tutti i costi, Affari al buio, Affari qua, Affari là, che ti vorrebbe voglia di afferrare un affare da un affarista, perché, se non afferrano, gli afferri gli affari. E non sarebbe un grande affare.

Il protagonista di Affari di Famiglia. "La Sacra Sindone? Mmhh. C'è poco mercato. Ti do 100 dollari".

E' bellissimo. Un tempo, negli anni '80, la gente lavorava tutto il giorno poi andava a casa a vedere, in Tv gente che non faceva nulla e si lamentava perché essi non lavoravano. Ora invece, che non lavora più nessuno, la gente passa tutto il giorno davanti alla Tv a vedere gente che lavora e si lamenta perché quelli lavorano e loro no.

Comunque, questo giramento di format e affari colpisce anche le - poche - produzioni italiane, che puntavano molto più su un altro format. Quello del tipo bravo, famoso, esperto che ti viene in casa per risolverti un problema angosciante che t'attanaglia la vita domestica.

C'era il messicano che veniva ad insegnarti a tenere a bada il cagnolino. Ci sono le vecchiette con fare nazista, quelle della pubblicità della cioccolata, che ti insegnano a tenere a bada i marmocchi distruggendoli psicologicamente. Ci sono quelli di Real Time che ti risistemano il tavolino, il guardaroba, la casa stessa.

E, adesso, c'è Rocco.

Rocco sbarca sulla Tv generalista. Magari la volta dopo a farlo sarà Jason, quello dei film horror. 

Sì, Rocco Siffredi, il famoso pornoattore, uno dei pochi a superare la breccia che separa l'intrattenimento per adulti (e per adulti intendiamo adolescenti di ogni età che devono ancora crescere per davvero) da quello dei media generalisti. Noto anche a chi la pornografia non la segue. Sì, persone così esistono, e sono molto più numerose di quello che l'opinione pubblica decadente afferma, mentendo come al suo solito.

Insomma, in questo format per famiglie del canale Cielo (vetrina free dell'impero Sky di Murdoch) il buon Rocco va casa per casa, tipo testimone di Geova, per risolvere problemi di coppia. Il suo compito sarà quello di insegnare ai coniugi Brambilla, nei vortici della crisi del settimo anno, non tanto come fare all'amore (mi piace 'sta formula), quanto a ritessere un vero rapporto di coppia, ad amarsi di nuovo, a coccolarsi, a vedersi preziosi l'uno con l'altro. Rocco, infatti, secondo i geni che hanno curato la conferenza stampa di presentazione dell'evento, sarebbe un maestro dell'amore - ripeto, maestro dell'amore - che tutto il mondo ci invidia.


No comment.

Mi immagino già gli stessi autori che faranno un reality dove un gruppo di obesi a livello terminale entrano in una fattoria per dimagrire aiutati dall'esperto Giuliano Ferrara, o un altro dove alcune coppie di tipi incazzosi come iene selvatiche ricevono lezioni di calma da parte del serafico Vittorio Sgarbi.

Siamo lì.

Non vi farò la supercazzola della società decadente, dove i valori di una volta ormai non esistono più e del si stava meglio quando si stava peggio.

L'intera storia dell'umanità è un susseguirsi di miglioramenti e peggioramenti, dove i costumi variano a fasi cicliche.

Ma di fronte a bestemmie così grosse ovviamente non ci si può che inalberare.

Che ha fatto il signor Siffredi per essere considerato un "maestro dell'amore"?

"Tra le meravigliose invenzioni tecniche che, soprattutto nel nostro tempo,
l'ingegno umano è riuscito, con l'aiuto di Dio, a trarre dal creato,
la Chiesa accoglie e segue con particolare sollecitudine[...]
la stampa, il cinema, la radio, la televisione e simili.
A ragione quindi essi possono essere chiamati: strumenti di comunicazione sociale."
Inter Mirifica
(Concilio Vaticano II)

(Il contrasto tra immagine e testo è voluto).

Nulla, semplicemente copulare di fronte a una telecamera quasi tutti i giorni negli ultimi trent'anni con migliaia di donne di ogni tipo e di ogni età (a volte pure uomini, ho letto), in ogni modo e per ogni apparente motivo. Gli basta questo per essere considerato un "maestro dell'amore"? E di quale amore parliamo?

Non tirerò fuori la Deus Caritas Est, per carità. Non mi nasconderò dietro al Magistero come il ragazzino occhialuto e timido si nasconde dai bulli dietro all'amico alto un metro e novanta che gioca a rugby.

Mi appiglierò al senso comune.

E questo senso comune ci grida a tutti - a tutti - che un conto sono le prestazioni atletiche delle quali il signor Siffredi certo non latita, un conto è l'amore. Quello vero. Che non si insegna. Ma si ascolta. Si segue. Si abbraccia.

Il signor Siffredi che insegna l'amore è come il signor Pacciani che insegna la non violenza.

Lezioni d'amore? Invitate me, a casa vostra, care coppie in difficoltà. Vi metto su
i 26 episodi di Conan Ragazzo del Futuro. Non si danno manco mezzo bacetto,
ma di Amore vi insegneranno più Conan e Lana di tutta la filmografia del signor Siffredi.

Anche il più accanito consumatore di pornografia non desidererebbe che la figlia - che non avrà mai in quanto accanito consumatore di pornografia - seguisse le orme di Cicciolina o Moana Pozzi. Perché il sesso può essere una delle cose più belle di questo mondo, ma i signori pornografi lo hanno ridotto a merce. Hanno distrutto l'eros derubricandolo ad oggetto di consumo. Lo hanno svuotato, come una zucca di Halloween, scavata della polpa per ridurla a uno scheletro che sorride spettralmente.

E no, non resterò qui a dirvi che la pornografia fa male, che il mondo della pornografia è marcio e chi guarda pornografia si riduce a una larva d'uomo e di donna.

Semplicemente me ne starò in piedi bello calmo, cartello in mano, nella piazza Tienanmen dei media italiani, mentre i carri armati della cultura del nulla avanzano di qualche altro metro.

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