martedì 13 gennaio 2015

Provvidenza. Il perché di una strada.


Devo una spiegazione a chi in queste ore mi vede esplodere di contentezza.
Febbraio 2002. Un ragazzino timido e introverso, dotato però di quintali di fantasia, dopo mesi di tentennamento e paure ataviche decide di rompere le scatole al papà per avere un computer nuovo dotato di accesso ad Internet. Questo ragazzino va benino a scuola, ma non è un mostro come il compagno di banco Paolo Fania. Fa il catechista, attività che gli piace molto, ma non osa diventare anche animatore ACR perché teme il contatto con i coetanei, considerati troppo "chiassosi e casinari". Il futuro per lui è un'incognita. "Alle medie dicevano che avrei potuto fare l'avvocato perché parlo tanto". Si ripete. E allora? Giurisprudenza? Scienze Politiche? Altre idee nebulose da seguire? Forse. Ma nessuna di esse è colorata di quel verde speranza che connota ogni sogno degno di tal nome.
Quel ragazzo teme Internet. Ha paura di diventarne dipendente, e che il tempo sottratto agli studi lo renderà un fallito, perché tutti lo sanno: un 5 in un'interrogazione di filosofia in prima liceo (classico) non solo ti impedirà l'accesso all'Università, ma ogni ipotesi di felicità futura. Ma alla fine i videogiochi on line descritti sempre da tal Fania vincono ogni resistenza e quel PC arriva. Internet non funziona per un mese abbondante. Poi parte, magicamente, la domenica delle palme del 2002.
E quel ragazzo non peggiora il suo rendimento scolastico, semplicemente, inizia a scoprire il mondo filtrato dal modem. Prima il web era una "toccata e fuga" dal laboratorio del Liceo Classico Tito Livio(come non ricordare il sito della WWF quando ancora si chiamava così). Ora c'erano i tempi dell'approfondimento.
All'epoca funzionano i newsgroup. La gente, per non tenere il telefono occupato ore e soprattutto per non spendere tonnellate di nuovi euro (ex-vecchie lire) in bollette, navigava con outlook. Scaricava tonnellate di mail e poi chiudeva tutto.
Il ragazzo adora gli anime, i cartoni animati giapponesi. Soprattutto Ranma, trasmesso dalle Tv locali. La storia di un giovane maestro di arti marziali che diventa donna se si bagna con l'acqua fredda. Una storia comica, demenziale, imperdibile se hai 16 anni.
Il giovane del Tito Livio, che ricordiamo, è anche molto sovrappeso, si imbatte in un archivio di fanfiction. Storie comiche, demenziali, che collegano i personaggi dei cartoni ai protagonisti dello sport, della politica, dell'attualità, generando ore e ore di divertimento e di fantasia. Il ragazzo è colpito soprattutto da un autore, il primo e il più importante. Dalla mail capisce che è dell'Università di Padova, come tre quarti dei giovani del Nordest, e che ha scritto a metà degli anni '90. Il suo stile lo colpisce. Ricorda Benni, ma non è Benni. Crea situazioni fantastiche, geniali, satiriche e allo stesso tempo umoristiche oltre ogni misura. Quell'autore lo conquista non solo perché è il migliore, ma perché non si pone limiti. I personaggi si incontrano tra loro, mondi diversissimi vengono a cozzare. Impazzisce per la commistione di generi e di situazioni. E allora, il 5 maggio 2002, allietato dalle lacrime di Ronaldo che decretano lo scudetto per la sua Juve, inizia a digitare tasti a casaccio. Lo farà per tutta l'estate. E questo ragazzo dà vita a mondi paralleli.
I primi file di testo (Word no, Word troppa confusione) ricalcano la punteggiatura e lo stile di questo autore. Ci sono errori giganteschi, enormi, di ortografia, oltre che di grammatica. Il lessico è un disastro, povero come il Ministro del Tesoro greco. Ma migliora, giorno dopo giorno. Il ragazzo, che ha sudato un'estate in palestra perdendo una quindicina di chili, quando torna a scuola è un altro. Inizia a prendere qualche 9 nei temi d'italiano, quando prima prendeva solo qualche 6. "Fa" si scrive senza apostrofo. Il congiuntivo non è una malattia dell'occhio ma un modo verbale. E così via.
Ma il cambiamento più grande è nella testa. Capisce che forse ha trovato qualcosa che gli piace davvero. Scrivere. E questo gli dà sicurezza in ogni campo della sua vita.
Nel novembre 2002 il suo professore di italiano, consegnandogli un tema satirico valutato con un 9, gli mette una mano sulla spalla e prorompe: "Sicuramente ti farai strada in questo campo". La rotta viene tracciata. E resterà quella.
Certo: tempeste, disastri, naufragi si susseguono. Ma non ci sono dubbi sulla scelta del percorso di studi. Non ci sono dubbi, per quel ragazzo, sul fatto che pigiare tasti su una tastiera sia la cosa più bella del mondo. Aspettare le reazioni. Gradire un complimento e arrabbiarsi per una critica ritenuta - forse troppo - ingiustificata. Spingersi con la fantasia creando scenari assurdi e proprio per quello unici, anche nel commentare qualcosa di così banale da far venire il latte alla ginocchia.
Non sa per chi scriverà. Sa che scriverà. Romanzi, articoli, storie, interviste, comunicati stampa, testi per trasmissioni radiofoniche, sms, newsletter, tweet. Basta dar vita alle parole. Il suo animo cattolico lo porta in una certa direzione, mediatica-comunicativa, che non tradisce in alcun modo quella spinta fantasiosa. Anzi. Il ragazzo si pente di non aver messo abbastanza passione e sogno in quella sua voglia di creare, come il Padre nella Genesi, abbastanza mondi dal nulla di una schermata bianca.
L'autore misterioso, il motore immobile che ha dato il via a questa deprecabile serie di eventi, resta tale per 15 anni. Il ragazzo, specie all'inizio, prova a contattarlo per mail, ma riceve in cambio solo messaggi di errore. Poi se ne dimentica, anche se ogni giorno segue il moto innescato da quel motore. Se nel frattempo, in California, un ragazzotto ebreo non avesse creato il Moloch dal quale state leggendo questa storiella, probabilmente tutto sarebbe finito qui. E invece no.
Perché nel gennaio 2015, il ragazzo, che aveva già avuto in passato alcuni sospetti, chiede su Facebook l'amicizia a un signore dal nome inequivocabile che trova per caso.
E' uno del posto. Abita a pochissima distanza da lui. Uno sceneggiatore che scrive un film non si inventerebbe mai un colpo di scena così incredibile, per l'appunto, non credibile. Perché in un paese di 60 milioni di abitanti è statisticamente impossibile che un nome anonimo da internet che senza volerlo ha indirizzato nel verso giusto la tua vita appartenga ad uno del tuo paesello, che conta per lo più poche migliaia di abitanti. E invece questo avviene. Mi presento. Forse il signore nemmeno ci crede. Probabilmente i ricordi di quelle storielle sono più annebbiati per lui che per il ragazzo, ormai alle soglie dei 30 anni. Ma si dichiara sorpreso e incuriosito, anche perché forse per lui quelle storielle erano un divertissement simpatico e una pietra miliare dell'esistenza. Inutile fare dei complimenti: il ragazzo si limita a dire grazie. Un grazie al signore, fantastico autore di fanfiction degli anni '90, e un grazie alla Provvidenza, che dalle piccolissime cose ti mette sempre nella strada giusta, a volte pure prendendoci un po' in giro.