lunedì 1 giugno 2015

"Quanto mi secca avere sempre ragione"

1° dicembre 2014 - 1° giugno 2015.
Come il matematico Ian Malcolm, di fronte al T-Rex che scappa dalla gabbia, si lascia andare a quel "Quanto mi secca avere sempre ragione", pure io, di fronte ai dati del Veneto, mi tocca sbottare in un infantile "Ve l'avevo detto".
Zaia non era più il simbolo della balena bianca berlusconiana, quel blocco moderato che si auto-narrava maggioranza del Paese, ma restava comunque un avversario fortissimo. Il governatore uscente (e rientrante) dà l'immagine di essere il classico veneto "che fa", non ripete troppo le sparate salviniane, tiene un profilo basso e questo alla casalinga di Conegliano o all'artigiano partita Iva di Cavarzere piace moltissimo.
Cos'ha fatto il centrosinistra per esprimere una candidatura, ben sapendo che sarebbe stata un'impresa titanica anche solo sfiorare i numeri di Zaia? Ha pensato bene di sfidare il piano della realtà con il piano delle idee. Non si è fatto rappresentare da un sindaco, da un amministratore locale... che ne so, un Variati, o una Rubinato, una Puppato... E' andato a richiamare a sei mesi da Bruxelles un'eurodeputata che con il sentire Veneto aveva pochissimo a che spartire. Bei discorsi, tanta immagine, poca sostanza, un piglio aggressivo, a tratti "incattivito". Il look perfetto per una sindaca sbarazzina di una città "liberal" emiliana, non proprio quello giusto per guidare la Regione più conservatrice d'Italia. L'intellighenzia ha accettato le primarie solo per demolire sistematicamente l'opposizione interna (Rubinato) con attacchi gratuiti e scriteriati. L'apparato si è esibito in tutto il suo grigiore.
Poi, la campagna elettorale vera e propria. Invece che mettersi al livello dei veneti, il PD ha proseguito nella sua narrazione: una narrazione magari bella, interessante, ma che in pochi hanno ascoltato. I Veneti erano sintonizzati su un'altra frequenza: bastava leggere le bacheche per accorgersene. Si è tentato in extremis di toccare il mantello taumaturgico di Renzi, per attirare l'effetto 40% e fare di queste regionali una ripetizione delle europee 2014. La realtà è che dovevano prendere in considerazione le comunali padovane 2014. Gli stessi identici errori.
Nel frattempo la narrazione continuava: continui post su Facebook dei candidati. La guerra delle preferenze, i commentacci, gli slogan (che a lungo andare si ritorcono contro). L'assoluta sordità e cecità dal primo dei candidati all'ultimo dei volontari.
E così Zaia rivince, stravince. La Moretti riesce a fare peggio persino dell'opaco Bertolussi, che ripetiamo, andò da solo contro la corazzata berlusconiana in uno degli ultimi anni di luna di miele di Berlusconi con l'Italia. E oggi invece prosegue - seppur in tono minore - la luna di miele di Renzi. Il renzismo si può sintetizzare con la formula "antipatia vincente": la Moretti del renzismo ha preso solo l'antipatia.
Questa campagna elettorale è l'ennesima dimostrazione che prima di parlare al popolo bisogna ascoltarlo. Perché ci sarebbe tanto di cui parlare: legalità, sicurezza, ambiente, lavoro, riqualificazione, umanità. Soprattutto umanità.





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