sabato 28 marzo 2015

Il diritto di fare gli scemi

Ne vogliamo parlare seriamente?
Scene di questo tipo ne avrò viste a decine ai miei tempi.
Di fronte alla cronaca che scorre, di fronte a un mondo che ci bombarda di violenze, stragi e attacchi alla dignità dell'uomo, i ragazzini delle medie hanno solo una risposta: il gioco, la presa in giro, la dissimulazione. Ho fatto le medie con la guerra in Kosovo in atto: i caccia americani partivano da pochi chilometri di distanza per bombardare Milosevic e compari. Ricordo battute, ricordo ricostruzioni fantasiose di "cosa facciamo se la guerra arriva da noi"? Non parliamo poi dell'11 settembre, dei canti parodistici da Domenica delle Palme in cui "Osanna Figlio di David" diventa "Osama figlio di...". Nessuno di noi è diventato terrorista, guerrafondaio, militante di qualche forma di estremismo o malato mentale.
I ragazzini delle medie, finché non passano al bullismo, alla sopraffazione, alla cattiveria capace di distruggere l'esistenza ai loro coetanei, hanno il sacrosanto diritto di essere un po' scemi.
Di che stiamo parlando?
Ah sì: ecco di cosa stiamo parlando.
Dei telefonini. Una scenetta ridicola, stupida, ma confinata in una stanzina fatta da due pirla e vista da altri due pirla restava lì. Ora, con un giro di whatsapp raggiunge migliaia di persone. Travalica confini e distrugge reputazioni. Crea "casi di studio" per psicologi, tuttologi e opinionisti.
Alle superiori, in un'ora di educazione fisica, giocavo con altri compagni a squash, prendendo a pallonate un muro esterno del Tito Livio. Erano i tempi del "Caso Scafroglia", con "I Fascisti su Marte" di Guzzanti. Da 16enne scemo qual ero, attorniato da altri tre-quattro 16enni scemi, mi divertivo a fare la "cronaca fascista" di quell'esibizione in perfetto stile Guzzanti. Ricordo solo le risate. Nient'altro. Ci fosse stato uno smartphone, forse, non ne avrei un ricordo così sereno. Anzi, forse, magari con le "giuste" condanne e le "giuste" segnalazioni sarei potuto essere punito o sospeso. Una macchia che - forse - avrebbe potuto condizionare molto in negativo una persona come me.
Il problema dunque non è la "stupidità" insita nel tredicenne. Ma il jpeg che la immortala per sempre, condannando il suo autore a portarsi attaccato in fronte, per lungo tempo, quel singolo atto. Non più "chi sei" ma il "che cosa hai fatto".
Stiamoci attenti. E prima di condannare questi "bomber" prepubescenti, ricordate che cosa avete fatto voi, alle medie.

Nessun commento:

Posta un commento